Per oltre 20 anni a Rimini c’èra ‘l’isola che non c’è’. Un luogo in centro storico dove, nonostante gli espliciti cartelli che ne definivano lo status (isola pedonale, ZTL) e gli orari di transito, veniva sistematicamente violato da migliaia di auto al giorno. Per tutta una serie di ragioni, prima di tutte la pressoché totale sicurezza dell’impunità in quanto non era materialmente possibile guardare a vista tutti i varchi di accesso, passare su queste strade per troppi non era neanche più una violazione di una norma. Tutt’al più un peccato veniale.
Sono proprio le giustificazioni alle contravvenzioni che si leggono in queste settimane sulla stampa locale dopo che il sistema elettronico di controllo dei varchi al centro ha svolto il suo lavoro, a dare un’idea della vastità del problema. Tutti sapevano che lì da anni c’era una ZTl però si circolava lo stesso “perché che ne so io che il vigile elettronico era in funzione?”. Quando non esiste più il limite della propria coscienza e del rispetto di una norma che avvantaggia la collettività in termini ambientali e di sicurezza, allora ci si scaglia contro il deterrente della sanzione. Senza pensare che in oltre due decenni il centro storico di Rimini ha pagato un prezzo alto allo scorazzare delle auto nei luoghi dove sarebbe più consono circolassero pedoni e ciclisti, di fatto godendo di una gigantesca e quotidiana sanatoria per tutte le volte che il transito irregolare non era punito.
Il sistema elettronico di controllo degli accessi tutela meglio quello che già c’era ed era conosciuto, vale a dire la vivibilità, la qualità ambientale e dell’aria, la storia stessa di un centro storico altrimenti trattato alla stregua di strada di passaggio. Rimini è arrivata a questo dopo che quasi tutte le altre città della regione avevano attivato gli stessi strumenti, ma ci è arrivata con obiettivi condivisibili e condivisi (al di là di qualche polemica marginale) da una coalizione che ha nell’incremento della qualità ambientale e nel rispetto delle regole due capisaldi.
No, davvero. Non sono più i tempi di Peter Pan e dell’isola che non c’è e sono felice del fatto che la giunta su questo si schieri compatta, con la speranza che al di là delle mie “peturnie” da ambientalista lo stesso varrà anche per le limitazioni al traffico e gli investimenti sul trasporto pubblico locale, per le incentivazioni alle fonti alternative di energia, alle piste ciclabili, alla nascita di nuovi parchi in città, alla tutela del territorio e del nostro paesaggio. Segnali positivi in questo senso sono stati dati in questi mesi e spero che maturino ancora di più.
Per quanto riguarda la cosiddetta “linea dura” dal punto di vista amministrativo, sono d’accordo con la Taddei che essa debba essere seguita sulle scelte forti e impopolari e che ciò è oggi segnale di una politica matura e consapevole dei problemi ambientali e sociali e della loro emergenza.
Ma, voglio anche dire che dal punto di vista culturale sento tutta la pericolosità di un atteggiamento moralistico da “linea dura” a tutti i costi!. Ad esempio non lo abbiamo fatto sulle limitazioni al traffico in cui con la polizia municipale per mesi abbiamo adottato un atteggiamento informativo prima di passare a quello repressivo perché siamo consapevoli di come misure necessarie ed estreme abbiano un forte impatto sulle abitudini e sui comportamenti quotidiani.
Voglio dire che nello stesso momento in cui penso che chi ha trasgredito debba farsi carico degli oneri conseguenti credo anche che nei prossimi mesi siamo tenuti ad attuare tutti quegli strumenti adottati da altri città come Roma e Bologna (rateizzazioni delle multe, pannelli luminosi di avviso per i varchi, diminuzione dei tempi di notifica) che, senza negare le scelte, dimostrino in ogni caso di voler ascoltare chi è stato ingenuo, distratto o ha tentato di fare il furbo, dimostrando così che una buona politica è anche quella capace di continuare ad ascoltare tutti, chi sbaglia e deve pagare, chi dovrebbe chiedersi se è il caso di smettere di fare il furbo e chi rimane indietro.
Credo cioè che il ruolo ‘morale’ dell’amministrazione nella educazione alla legalità per così dire, deve spendersi anche a dimostrare che non c’è intento vessatorio né autoritarismo ma che con scelte forti si è capaci di guardare ‘lontano’, di guardare alle origini più profonde dei problemi e non alle loro manifestazioni più apparenti e sopportare le critiche senza reazioni ‘stizzite’.
Ho la speranza che su questo atteggiamento si possa ritrovare una armonia non solo sul programma di mandato ma anche nei rapporti e nelle relazioni politiche ed umane in maggioranza ed in giunta che possa rivelarsi tale anche alla maggioranza dei nostri cittadini, quelli più virtuosi che sono più sensibili alla tutela degli spazi e dei luoghi di questa città e chiedono di essere tutelati e il rispetto delle regole e di quelli che ancora ci devono arrivare.
Buon anno
Andrea Zanzini
Ps. Per chi interessa una rassegna stampa degli tircoli del 6 Gennaio 2008 riguardo l’argomento in oggetto:
Rassegna stampa 6-1-08 – Vigile elettronico