da Newsrimini.it –
Un problema che ormai é “emergenza nazionale”. Pubblichiamo il commento dell’assessore all’Ambiente del Comune di Rimini, Andrea Zanzini, al termine della prima fase dei provvedimenti antismog. La conclusione della prima fase dei provvedimenti regionali mirati a salvaguardare la qualità dell’aria nei centri sopra i 50 mila abitanti è l’occasione per stilare un sintetico bilancio su lo stato di avanzamento di un problema sempre più ‘emergenza nazionale e internazionale’. La Regione Emilia Romagna, prima in Italia, ha fatto dell’argomento una linea prioritaria della propria azione amministrativa, coinvolgendo i Comuni capoluogo in programmazioni integrate che come punta dell’iceberg hanno le limitazioni alla circolazione privata nel periodo invernale. Senza dubbio una coraggiosa assunzione di responsabilità da parte di questa regione e dei Comuni aderenti che crea inevitabili disagi ai cittadini.
Ma la questione di fondo è un’altra: l’Italia può ancora marginalizzare un problema grave anche per le implicazioni sulla salute e sulla qualità di vita, la cui unica soluzione è demandata a una svolta culturale profonda e non a interventi tampone?
La tabella qui sotto elenca il numero di sforamenti (sulla centralina ‘picco’) dei valori limite del pm10 registrato da inizio 2006 nei Comuni aderenti al protocollo regionale sulla qualità dell’aria. Il limite consentito é di 35 sforamenti.
Piacenza 107
Reggio Emilia 128
Parma 87
Modena 117
Bologna 97
Ferrara 81
Ravenna 47
Forlì-Cesena 106
Rimini 70
Benché responsabili e coraggiosi nell’applicazione di misure di limitazione del traffico, benché siano stati portati avanti evidenti sforzi per la riuscita delle azioni, nessuno di questi rientra nei parametri indicati. Le cifre registrate in una regione ambientalmente all’avanguardia come l’Emilia Romagna evidenziano il problema, la cui estensione non si limita ai centri urbani ma è interamente sovraregionale. Prima delle Regioni, dunque, tocca al Governo riflettere e definire una proposta quadro di contrasto all’inquinamento da gas di scarico, almeno nelle parti del Paese che- per ragioni economiche e/o geografiche- ne risentono maggiormente. Una proposta che abbia come obiettivo il cambio della mentalità comune che vede nell’auto il mezzo privilegiato di trasporto e come strumenti gli incentivi per l’acquisto di mezzi ecologici, gli investimenti su infrastrutture di trasporto collettivo, le campagne di sensibilizzazione specie in ambito scolastico condotte con convinzione e non con stanchezza. Essere in Europa non è solo avere una moneta unica ma condividere un orizzonte ambientale comune: e l’Italia non può esimersi da questa responsabilità .
In attesa di tutto questo, però, è necessario continuare ad applicare le misure definite in ambito regionale perché- oltre ad avere un beneficio registrato scientificamente- anch’esse contribuiscono a modificare consuetudini decennali eccessivamente schiacciate sul muoversi in auto.
Certo, siamo all’inizio di un cammino dopo che danni ne sono stati prodotti in passato, ma la capacità di raggiungere domani il risultato è determinata dalla determinazione della lotta nel presente. Una lotta da portare avanti anche con pianificazioni della mobilità che non vedano il trasporto collettivo o su due ruote in posizione subalterna all’auto.