da Il Resto del Carlino_di Mario Gradara_
Non si tratta per fortuna del famigerato Polonio 210. Ma respirare il Pm 10 (sinistra assonanza), le famigerate polveri fini, non fa benissimo.Anzi, sono cazzotti ai polmoni. Ogni giorno Rimini «vanta» un nuovo sinistro primato: ieri sono raggiunti i 70 sforamenti – da inizio gennaio – dei parametri di legge (50 microgrammi a metro cubo). La normativa ne consente 35 l’anno. La metà . Insomma, abbiamo «dato il giro» alla salute. Come folli [FIRMA]valentini rossi lanciati verso la catastrofe.«Le centraline di rilevamento rotte o difettose? – risponde, a ironica domanda, il responsabile del Servizio sistemi ambientali dell’Arpa, Stefano De Donato -. No. Al contrario sono sottoposte a controlli qualità Iso 9001 molto rigorose. Gli sforamenti ci sono tutti». L’assessore a Mobilità e qualità urbana, Paola Taddei, ammette la gravita del problema. E spiega che, con il collega all’Ambiente, Andrea Zanzini, e altri Comuni capoluogo, si cercherà in Regione per cercare una possibile soluzione. A cosa? Per ora allo spettro delle sanzioni dell’Unione europea: «Non sappiamo ancora quantificarle – spiega Zanzini – ma sono salate. Incideranno sugli incentivi». In Emilia Romagna tutti i 9 Comuni capoluogo hanno di molto superato il limite di 35 sforamenti annui da polveri fini. «Rimini, con Ravenna – aggiunge Zanzini – è tra quelli con minori sforamenti. Magra consolazione. Le cifre evidenziano il problema, la cui estensione non si limita ai centri urbani ma è interamente sovraregionale. Prima delle Regioni tocca al governo definire una proposta di contrasto all’inquinamento da gas di scarico. Proposta che abbia come obiettivo il cambio della mentalità comune che vede nell’auto il mezzo privilegiato di trasporto e come strumenti gli incentivi per mezzi ecologici, trasporto collettivo ecc.». Nel frattempo? «Si devono applicare le restrizioni. Il grosso dell’inquinamento viene dal traffico veicolare. La mobilità non deve vedere il trasporto collettivo o su due ruote in posizione subalterna all’auto».L’ingegner Massimo Totti, dirigente alla Mobilità del Comune di Rimini, ammette che sforamenti si sono registrati anche in occasione dei blocchi del traffico: «Ci sono altre concause, riscaldamento domestico, industrie… Serve un approccio integrato». Zanzini nega che le limitazioni al traffico non servano: «Anzi, la situazione è allarmante, andranno incrementate». «Il fenomeno dell’inquinamento non consente una correlazione diretta tra blocchi del traffico e concentrazione del particolato – spiega Marco Zamagni, responsabile servizio Qualità dell’aria di Arpa Rimini -. Intervengono altri fattori: flussi d’aria, pioge ecc. Ma è matematico che se invece di 10mila auto ne circolano 9000, cala l’emissione di polveri inquinanti». Il segretario Ds, Riziero Santi, prende al balzo la palla dell’inquinamento: «nel Riminese il 50% dello smog è dovuto alle auto, il 25% alle abitazioni, il 25% alle aziende. L’inceneritore pesa l’1%. La priorità per l’ambiente viene dalla mobilità . La Provincia (dove è consigliere, ndr) sta per varare il Piano dell’aria. Ma la vera risoluzione sarà il metrò di costa». –