Pubblico un articolo di Francesco Merlo su La Repubblica di oggi perchè condividendolo nella sua quasi totalità, formula la proposta che Veltroni offra la vicesegreteria del PD a Nichi Vendola per una serie di buone ragioni e tante speranze che in questo strano bipolarismo che ci siamo ritrovati dal giorno alla notte, si sappia almeno dimostrare la lungimiranza e la coscienza di ricostruire un sano, moderno, sostenibile e solidale rapporto con quelle fasce di popolazione che oggi più di altre si sentono prive di rappresentanza prima che decidano di darsi a meno miti consigli.
Per cortesia commentate ed aiutatemi a riflettere…
Salvate il soldato Fausto
di FRANCESCO MERLO
“BUTTARE, con l’acqua sporca del comunismo, anche il bambino della sinistra radicale? Non bastonate il cane che annega, perché è il cane da guardia degli interessi deboli, dell’Italia povera. E Walter Veltroni non lasci all’intelligenza di Giulio Tremonti la rappresentanza “sociale e culturale” – come ha scritto ieri Ezio Mauro – di quella “rete di valori, interessi, critiche, opposizioni presenti nel Paese e nella sua storia”. Dovrebbe invece, Veltroni, lanciare un ponte alla sua sinistra, anche organizzativamente, magari chiamando, perché no?, Nichi Vendola nella plancia di comando.
E’ certamente vero che il comunismo in Italia era diventato il divertimento intellettuale di alcuni professori, la camicia di forza della sinistra incartapecorita. Ma ora che non c’è più Bertinotti, chi, in Parlamento, difenderà gli operai? Davvero il Partito democratico, senza ospitare, come tutti i partiti riformisti del mondo, una rappresentanza di sinistra radicale, basterà a coltivare e proteggere gli interessi dei gruppi sociali più deboli, dagli operai agli impiegati di concetto, dagli insegnanti ai venditori ambulanti, dai piccoli e sempre più terminali bottegai ai giovani disoccupati e sotto occupati? Chi darà cittadinanza politico istituzionale a questo lungo, largo e grosso proletariato italiano, colpevolmente confuso e ridotto solo agli operai di fabbrica?
Per la verità, gli studi della Cgil e le riflessioni dei politologi già nel 2006 segnalavano l’affezione leghista degli operai del Nord, che infatti adesso hanno votato, in maggioranza, per la destra. E si sa che gli ultimi libri di Giulio Tremonti sono puntati contro il fantasma della povertà italiana, alimentata dall’euro forte e dall’ingresso della Cina nella globalizzazione. Tremonti denunzia “i salari italiani orientali erosi dai costi occidentali”, propone aiuti alle fabbriche e alle industrie… Non so se è un discorso di sinistra. Sicuramente, in un universo senza più simboli, Tremonti, che è la mente economica non solo di Berlusconi ma anche della Lega, rischia davvero di rappresentare i produttori – operai e imprenditori – molto meglio del Pd e di occupare dunque il posto vuoto lasciato da Bertinotti sia nell’urna e sia nelle sezioni di partito, nella concertazione, nella società dei deboli.
Veltroni ha dunque “una responsabilità in più”. Secondo noi ha persino il dovere di richiamare a casa la sinistra radicale operaista, alla quale, troppo sbrigativamente, i rappresentanti degli imprenditori vorrebbero dare il colpo di grazia, con una spietatezza un po’ ridicola. Insomma, la Confindustria dovrebbe evitare di cantare una vittoria che potrebbe essere quella di Pirro, o, se preferite, quella di Sansone che morì con tutti i filistei. La perdita di rappresentanza dei ceti deboli infatti potrebbe portare alla fine delle buone maniere nelle fabbriche, nelle strade, nel conflitto sociale.
Non che sia davvero immaginabile un ritorno del terrorismo diffuso, come dice il solito autoreferenziale Cossiga, il quale pensa di compendiare in sé tutto il vissuto e tutto il vivibile: “Nihil novi sub Cossiga” (con la a lunga dell’ablativo). Ma può accadere che esplodano, come attorno alla spazzatura di Napoli, i plebeismi, il luddismo o nuove forme di criminal sindacalismo. E un’avvisaglia la si è avuta, per esempio, in Sicilia dove, la settimana scorsa, i braccianti, esasperati perché nessuno li sta ad ascoltare, hanno bloccato per ben tre giorni i caselli dell’autostrada Catania – Messina.
Secondo noi ad affossare e bastonare Bertinotti è stata soprattutto l’antimodernità dei vari Pecoraro Scanio, quel mondo reazionario che in nome della sacra lucertola immagina un’Italia contadina, non capisce che anche il treno fa landscape, che termovalorizzatori, ponti, autostrade e persino il nucleare sono elementi del paesaggio, sono l’ambiente storico che va difeso, vissuto e sviluppato. Marx era prometeico, industrialista, era contro le utopie rovesciate, contro il cammino all’indietro che, almeno, ai suoi tempi era sognato dal socialismo prescientifico e giustificato dal grado zero dello sviluppo tecnologico. Oggi invece l’utopia antisviluppo è sognata dalle caricature italiane del pensiero verde europeo, in un mondo nel quale la tecnologia è ubiquitaria: dalle lenti a contatto ai telefoni, dall’alimentazione all’ecologia stessa.
Ebbene, non è immaginabile un Partito democratico che, liberatosi dell’antimodernità, non abbia dentro di sé gli operai, anche nella loro rappresentanza estremista. Né si può pensare a un Partito democratico senza i difensori del lavoro dipendente, di quello usurante, dei nuovi poveri (tra i quali, ripetiamo, ci sono gli insegnanti, che guadagnano meno degli operai qualificati). E poi ci sono intere regioni italiane che sono come piccole Albanie e che hanno bisogno di un pensiero di sinistra ma imprenditoriale, sviluppista ma solidaristico.
Bisogna riconoscere per esempio che l’esperienza di Nichi Vendola è molto interessante. Da quando è al governo della Puglia, la cronaca quotidiana non è cronaca nera di scafisti, di morti ammazzati e di sacra corona unita, ma anche di leggi laiche e non estremiste sulla famiglia; e di sviluppo, con un primato nella produzione di energia, l’utilizzo del combustibile da rifiuti, il rigassificatore, il progetto pilota (nel mondo) dei distributori di idrogeno per autovetture. E ancora: gli aiuti regionali ai giovani che vanno a studiare all’estero con il patto che dopo due anni rientrino in Puglia.
Al di là dei risultati, la direzione di marcia è quella giusta: giovani, sapere, sviluppo, tecnologie di ultima generazione, con l’idea vincente che la maniera migliore di difendere gli operai sia produrre ricchezza. Non rivendicarla, ma produrla. Non ci sono soviet senza elettrificazione. E però più che di falce e martello questa di Vendola è una sinistra che sembra fatta di libro e computer.
Ora Veltroni potrebbe far sua la gentilezza di sinistra di Vendola e maritarla con la cultura di impresa, salvare i salari, aggredire il fantasma della povertà ma al tempo stesso progettare futuro: impianti a mare, ponti, città sull’acqua, investimenti internazionali. Parafrasando Gramsci: non contro il capitale ma per il capitale. Suscitarlo e addomesticarlo.
Berlusconi, se vuole, inviti pure a cena Bertinotti. Veltroni potrebbe rispondere allargandosi appunto verso Vendola, e magari offrirgli, che so?, la vicesegreteria, per una convivenza ben più duratura di una cena.”
(17 aprile 2008)
Andrea, sottoscrivo anch’io. Il partito deve essere un contenitore di forze e sensibilità anche diverse che però sappiano darsi un metodo e una cultura democratica comune che consenta di prendere decisioni e di sostenerle con forza, non è assolutamente ammissibile una posizione come quella assunta da talune forze della sinistra radicale nella scorsa legislatura che pensavano di stare conteporaneamente al governo e all’opposione.
Caro Andrea,
non condivido la proposta di offrire a Vendola la vicesegreteria del Pd. Punto
primo: il Pd ha già un proprio vicesegretario e la sconfitta della sinistra è
un problema che la sinistra stessa deve affrontare, senza scorciatoie. Punto
secondo: sulla base di questo, e di quanto detto tante volte, il Pd non è – lo
dichiarano i suoi dirigenti – un partito di sinistra, riformista certo anche se
rimane ancora da capire quale riformismo. I prossimi giorni, settimane e mesi
(speriamo non anni), richiedono uno sforzo da parte di tutte e di tutti noi che
ancora ci definiamo di sinistra, perchè sinistra non è solo una parola, ma un
complesso di idee e ideali per la trasformazione, anche attraverso riforme,
della società. Speriamo, ognuno di noi, di dare un piccolo contributo.
A presto.
Ennio
@Eugenio
Che nel PD convivano diverse anime è un fatto e, direi, un valore fondamentale , per riassumere possiamo dire che siamo tutti riformisti, io personalmente mi sento ancora di sinistra e nussuno mi ha detto di rinunciare ai miei valori anzi anche gli altri, mi pare, li condividano. Ho paura che il discrimine che vuoi mettere per forza sia puramente nominalistico e nasconda la paura di confrontarsi davvero con il reale con categorie e idee nuove..
Caro Andrea,
condivido anch’io lo spirito della proposta “Vendola vicesegretario”, per il semplice motivo che il PD dovrà essere necessariamente un Partito plurale (o non sarà affatto). Il bipolarismo impostoci dall’elettorato richiede un Partito sostanzialmente nuovo, al quale non potranno essere imposte le vecchie etichette (sinistra, centro, laicità, confessionalità), ma che dovrà definire la sua identità attraverso le scelte concrete che la realtà gli imporrà. La condizione indispensabile perchè quelle scelte corrispondano all’interesse ed ai bisogni dei cittadini è che questi siano chiamati a parteciparvi, attivamente e responsabilmente. Forse non vedremo Niki Vendola vicesegretario, ma di “cittadini Vendola” il PD ha certamente bisogno.
Cordialmente
Massimo