Assessore Zanzini, prima delle festività natalizie, nelle sue dichiarazioni alla stampa egli minimizzava sul problema degli sforamenti di CO2 a Rimini e sembrava crogiolarsi elencando le altre città della Regione Emilia-Romagna che avevano sforato più di noi e spiegnado come gli sforamenti erano dovuti alle diminuite percentuali stabilite dal protocollo di Kyoto. Oggi, invece ci complimentiamo con lei, per il suo ravvedimento e speriamo che come lei, anche tutti gli altri politici comincino a capire la gravità del problema dei cambiamenti climatici. Se i rappresentati degli operatori del turismo non sembrano preoccuparsi della cosa, lo stesso non devono fare i politici, che hanno in mano la direzione della cosa pubblica e il futuro dei cittadini. Ma dobbiamo anche dire che se i cittadini e nel nostro caso anche le categorie del turismo, minimizzano il problema è perchè fino ad ora sono state date loro informazioni sbagliate, proprio quelle che contrapponevano i minimalisti e i catastrofosti. Se gli scienziati illustravano il problema nella sua gravità , ma i politici la prendevano sotto gamba e dicevano ai cittadini di stare tranquilli, è logico che prevaleva la seconda versione, se non altro per pura comodità ed è altrettanto logico che gli ambientalisti venissero presi per catastrofisti, che volevano riportare il mondo all’ età della pietra. Se per motivi politico- elettorali o per mancanza di conoscenza le errate informazioni hanno fatto tanti danni, è giunto il momento di cambiare rotta e dire come stanno veramente le cose. Questo inoltre, se non ripaga a breve termine -purtroppo il tempo di una legislatura – ripaga però a lungo termine e va a beneficio di tutti i cittadini, anzichè a loro danno. Allora bisogna dire che l’ Italia, negli anni passati, invece di diminuire le sue emissioni di CO2, come da Protocollo di Kyoto, le ha aumentate. E’ vero che il Protocollo è entrato effettivamente in vigore nel febbraio 2005, però è anche vero che altri paesi europei, come la Danimarca, hanno diminuito le loro emissioni del 21 %, con l’ uso di energie alternative e con mezzi di trasporto pubblico efficienti. Oggi l’ Italia , invece rischia gravi sanzioni europee, che tutti i cittadini dovranno pagare e anche su questo vanno correttamente informati. In tutta questa partita troppo spesso abbiamo sentito dare la colpa al governo centrale, ma anche i Comuni devono fare la loro parte. Il Comune di Rimini, col continuo ricorso ai motori immobiliari non frena la sua folle corsa alla cementificazione. Il nuovo Piano delle fognature continua a portare gli scarichi dell’ acqua piovana a mare, anzichè trattenerla sul territorio per usi irrigui e industriali. I Parchi – vedi Parco Sacramora e “Parco” Carloni- vengono utilizzati per infrastrutture varie e per edificazioni. Anche aree destinate a verde dal Piano Regolatore, trovano una desinazione urbanistica nei motori immobiliari. L’ elenco sarebbe troppo lungo per citare tutte le ferite che vengono fatte quotidianamente all’ ambiente sul nostro territorio.
Comunque grazie Assessore per aver preso a cuore la cosa, le auguriamo, con un buon 2007, che lei riesca a fare aprire gli occhi anche ai suoi compagni di giunta, affinchè finalmente cambino rotta e Rimini diventi una città vivibile, a misura d’ uomo, di bambino e di ambiente.
Maria Teresa Pazzaglia
resp. WWF sez. Rimini
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Carissima Maria Teresa,
la ringrazio davvero per quanto scritto, soprattutto per l’incoraggiamento. Dico questo perchè aldilà di come possano essere apparse le mie dichiarazioni, ciò che prima di ogni altra cosa stò imparando da questa nuova esperienza come Assessore all’Ambiente, grazie alla collaborazione dello staff dell’assessorato ed a quel poco che ci metto di mio nello studio e nell’approfondimento della materia ambientale, è il grado di compromissione del nostro ambiente e della qualità della nostra vita.
Guardi, le parlo come colui che pur avendo maturato negli scorsi anni una sensibilità ambientale, solo oggi si rende conto, per un verso, del grado di gravità del problema, per l’altro, di quanto le possibili soluzioni, le tecnologie ad esempio, siano lì a portata di mano di ognuno di noi, a portata di mano della politica così come dei cittadini, tra i quali, come lei ricorda, gli operatori del turismo, del commercio, dell’industria, dell’edilizia ecc..
Dico questo perchè credo sia importante anche essere consapevoli che intervenire su fenomeni di così vasta scala significa mettere in atto soluzioni ed interventi che non possono vedere come unico protagonista l’ente pubblico che con le proprie forze e capacità , da solo non sarebbe sufficiente ad invertire la tendenza al degrado in atto.
Guardi non è nella mia indole addossare responsabilità o colpe, almeno cerco di farlo il meno possibile, voglio invece in questi 5 anni di lavoro avanzare delle proposte, rendere visibili tutte quelle esperienze di sostenibilità ambientale che oggi possiamo realizzare con risultati certi e che ci permettano di ‘risparmiare’ il nostro ambiente di vita.
Spesso sui temi energetici e della bioedilizia ad esempio, mi rendo conto che quando non c’è sfiducia c’è almeno disinformazione, direi ‘ignoranza’ nel senso letterale del termine.
Nel mio stesso caso solo oggi, a qualche mese dall’inizio di questa esperienza, mi rendo conto di quali siano i costi dell’urbanizzazione di una città . Quando realizziamo nuovi edifici ad esempio, in pochi imputano ‘nella stessa colonnina’ insieme ai costi di progettazione e costruzione, una lunga serie di oneri economici ed ambientali conseguenti all’impatto che quell’edificio reca con sè a carico del territorio.
Tanto per citarne alcuni a beneficio dei lettori, ogni intervento urbanistico comporta una lunga serie di oneri ambientali ed economici per la collettività ed il territorio, tra gli altri: maggiori costi per la gestione della rete delle acque di pioggia derivanti dalla impermeabilizzazione del terreno, maggiore necessità di approvigionamento idrico, maggiori costi di gestione della rete delle acque nere e delle relative reti fognarie, maggiori costi di depurazione, maggiori necessità di approvvigionamento energetico, maggiori costi per la gestione del verde ordinario e straordinario, maggiori costi per la potatura delle alberature, maggiori costi per la raccolta dei rifiuti, maggiori costi per la pulizia delle strade, maggiori costi per la difesa dall’inquinamento acustico, maggiori costi per abbattere le emissioni inquinanti degli impianti di riscaldamento e/o refrigerazione, maggiori costi per la gestione della mobilità stradale-ciclabile e pedonale, maggiori costi per il trasporto pubblico, maggiori costi per la derattizzazione, la lotta alla zanzara tigre tombino per tombino e, talvolta, la sterilizzazione delle colonie di piccioni che vi si insediano!
Crediamo che tutto questo possa essere ripagato con l’ICI e con le altre tassazioni? Mah, sicuramente, stante l’allarme che ci troviamo ad affrontare, su tutti i fronti (energetico, idrico, ecc..) l’impatto ambientale fino ad oggi non è stato adeguatamente compensato. Allora che fare?
Sarebbe presuntuoso rispondere qui a questo quesito in poche righe ma su questo versante lei sa meglio di me che, chi più chi meno, alcuni talvolta costretti dall’emergenza, tutti dovremo aprire gli occhi prima o poi e cominciare a pianificare un utilizzo delle risorse e del territorio compatibile con la qualità di vita che vorremo per noi e per i nostri figli, compatibile con ciò che vorremmo continuare a chiamare ‘umanità ‘..
Lei mi chiede di far aprire gli occhi.
Dal mio punto di vista far ‘aprire gli occhi’ oggi significa anche comunicare e collaborare. Comunicare lo stato di fatto del nostro territorio in sofferenza sotto molto aspetti, comunicare le soluzioni che già esistono e possono metterci sulla strada per risolverli pur in presenza di un territorio fortemente compromesso e complesso, ‘collaborare’ all’interno delle istituzioni pubbliche e con i soggetti privati facendo sì che il problema ambientale non sia una nicchia di interesse di parte ma un terreno di confronto sul quale misurare l’azione politica e dei privati.
Nei giorni scorsi è passato quasi inosservato che nelle linee di indirizzo del Piano Strutturale viene indicata la Bioedilizia come l’orizzonte al quale tendere nel futuro della nostra città , arrivando ad indicare la necessità di renderlo vigente nel regolamento edilizio comunale per le nuove edificazioni e le ristrutturazioni.
A questo risultato ritengo straordinario, ripreso dall’esperienza dell’attuale regolamento volontario sulla bioedilizia curato dall’Assessorato all’Ambiente e da quello ai Lavori Pubblici, si è arrivati non senza una appassionata discussione in giunta che ha permesso però di comunicare ad esempio come la bioedilizia permetta di garantire un impatto zero sull’ambiente delle opere edificatorie costituendo altresì un investimento economico per chi ha il carico di gestire i consumi energetici e una migliore salute per chi le andrà ad abitare.
Questo non risolve il tema della pianificazione urbana ed edilizia, di quanto spremere ancora il valore vitale e la bellezza del nostro territorio, così come non risolve quello degli investimenti necessari per le infrastrutture essenziali ma costituisce un importante punto fermo per il rapporto futuro tra cittadino e territorio.
Come Lei signora Pazzaglia, ho letto bene il programma del Sindaco e della coalizione, ho maturato grosse speranze che talvolta urtano contro la complessità della organizzazione della nostra società , talvolta contro modelli di sviluppo economico e sociale formatisi oramai datati, talvolta contro l’ignoranza o la disabitudine a prendersi ‘cura’ di un territorio e della salute dei propri cittadini, talvolta, guardiamoci dentro, con l’interesse personale al quale ognuno di noi è abituato da questi modelli a dar sfogo prima che ad altre considerazioni.
Abbiamo molta strada davanti, ancora di più terreno da recuperare, speriamo che gli occhi siano aperti e le gambe pronte a correre!
Con stima
Andrea Zanzini