Pubblico la lettera inviata al Direttore de ‘Il Resto del Carlino di Rimini’ per cercare di chiarire anche scientificamente quali effetti abbiano sulla salute riduzioni anche minime dei flussi di traffico ed evidenziare il paradosso di città come Milano, Firenze, Legnano dove si chiamano in giudizio gli amministratori per non aver attivato limitazioni mentre a Rimini si sta pensando ad un ricorso contro le stesse disposizioni dell’Accordo Regionale sulla Qualità dell’Aria.
“Gentile dottor Martelli,
le scrivo in merito alla nota che ha voluto rivolgermi sul suo giornale il 22 gennaio. Lo faccio senza intenzione di rivalsa, ma nella speranza che si possa trovare chiarezza fra noi e nei confronti della città in merito al tema della qualità dell’aria e della salute pubblica.
E’ vero, non possiedo una laurea attinente alle materie ambientali, così come è vero che, unico indipendente (senza tessere di partito) della Giunta comunale di Rimini, non provengo da esperienze ambientaliste in ambito politico né partitico.
Non mi sono mai permesso, però, di voler salire in cattedra per “educare” i cittadini, come lei sostiene. Volendo invece “servire” i miei concittadini tutelando la loro salute con ogni mezzo a disposizione, senza piegarmi ad interessi ed a calcoli di facile consenso, in questi quattro anni non solo ho cercato di documentarmi sugli effetti dell’inquinamento, ma ho anche cercato di ascoltare il punto di vista dei cittadini, così come il parere degli organi preposti al controllo ed al monitoraggio e delle istituzioni scientifiche.
Mi pare che in questi ultimi giorni, da parte di alcuni, si sia fatto tutt’altro. Si cercano scappatoie legali a provvedimenti europei e regionali, si va a caccia del capro espiatorio senza considerare che l’amministrazione comunale di Rimini ha approvato unanimemente il provvedimento sulla qualità dell’aria, e come lei hanno fatto altri 1000 comuni in Italia.
Viene poi frettolosamente trascurato un ampio dossier redatto dal Sindaco riguardo agli interventi realizzati dall’Amministrazione comunale dal 2001 ad oggi, che con tanto di riferimenti scientifici illustra quanto abbiano inciso nella diminuzione delle emissioni in atmosfera. Il dossier dimostra tra l’altro il trend di diminuzione degli inquinanti, arrivati pressoché a dimezzare negli ultimi quattro anni.
Si dimentica di dare notizia ad esempio di come Rimini fosse negli anni scorsi ultima in Regione per numero di sforamenti da PM10 mentre nel 2009 è stata la città con l’aria meno inquinata in Emilia Romagna. Un dato che si può difficilmente definire irrilevante, soprattutto in relazione ai decessi e alle malattie respiratorie e cardiovascolari che lo smog è in grado di causare.
In Toscana e in Lombardia i pubblici amministratori, accusati di non aver fatto abbastanza per evitare o quantomeno ridurre i danni provocati dalle polveri fini e dal biossido di azoto, sono stati trascinati in giudizio. L’epidemiologo Annibale Biggeri, fra i massimi esperti dei danni che lo smog provoca sulla salute umana, in occasione del processo tenuto a Firenze ha ricordato che anche minime riduzioni del traffico producono effetti positivi sulla riduzione dell’inquinamento e di conseguenza sulla salute dei cittadini. Dal 2003 al 2006 – ha riferito il professor Biggeri – sono morte in una città come Firenze e nel suo hinterland 25 persone per malattie legate all’inquinamento atmosferico. Altri 347 decessi sono prevedibili, a lungo termine, per malattie cardiovascolari, cerebrovascolari, tumori al polmone o dovute a insufficienza respiratoria
A Milano si stanno invocando i blocchi del traffico. Mentre a Rimini, dopo il dimezzamento degli sforamenti registrati nel 2009, si vuole far causa al Comune, ignorando i dati scientifici in materia. Non mi chiamo Rubbia, come ironizza lei, ma so che un minimo senso di responsabilità imporrebbe ad alcune categorie di non accorgersi dei blocchi solo il 10 gennaio, e di formulare proposte di collaborazione durante tutto il resto dell’anno. Sono d’accordo con lei, a questo proposito, sull’invito rivolto ai commercianti a valutare concretamente la possibilità di spostare il giorno di chiusura dal martedì al giovedì. Da parte dell’Amministrazione, similmente a quanto accade nelle altre città, il giovedì è stato scelto come giorno di blocco per tentare di ridurre i picchi di inquinanti che, come dimostrano i dati scientifici, si accumulano in particolare nei giorni centrali della settimana.
In questi giorni persino nelle ‘chiuse’ delle assemblee di partito si ama utilizzare la parola ‘ambiente’, spesso in tutte le salse. Mi auguro che non sia solo per seguire la ‘nuova moda’, e che vengano valorizzati gli straordinari risultati raggiunti finora, avendo anche il coraggio di spiegare pubblicamente quali siano le ragioni di salute pubblica che portano le amministrazioni comunali ai provvedimenti di limitazione del traffico.
Dico tutto questo per rivolgerle un invito. L’invito a cambiare il modo di dibattere sulle limitazioni al traffico, affrontando una discussione sugli effetti dell’inquinamento sulla salute, sulle malattie e i decessi correlati allo smog, e su quanto tutti, amministrazioni e cittadini, possano fare di più anche in materia di mobilità lenta, trasporto pubblico, sviluppo delle rinnovabili. Un dibattito caricaturale di certo non incoraggia queste scelte.